nella storia dell’arte e nella vita quotidiana (di Giulia Ripandelli).

“Oeil de sorcière” o “specchio dei banchieri”, così veniva chiamato in passato lo specchio convesso. Usato nelle case come portafortuna, contro il malocchio e per cacciare le streghe, nelle botteghe di orafi e banchieri era un efficace strumento per tenere sotto controllo il negozio. Ancora oggi lo troviamo agli incroci stradali con scarsa visibilità o nei supermercati a vigilare le merci sugli scaffali. Nell’arte è stato rappresentato, sporadicamente, nel Quattrocento e nel Cinquecento. L’ardito gioco prospettico offerto dalla curvatura della lastra specchiante si prestava a raffinati esercizi di stile, permettendo inoltre lo sfizio di includere nel quadro particolari e personaggi esterni alla rappresentazione. Sparito dalle tele per circa tre secoli, riappare alle soglie del Novecento. Il suo straniante effetto spaziale ha probabilmente influenzato anche sculture e installazioni contemporanee come, ad esempio, il monumentale Cloud Gate di Anish Kapoor a Chicago.
A seguire una breve panoramica di opere che, attraverso i secoli, lo raffigurano:

National Gallery, Londra

Museo del Prado, Madrid

Metropolitan Museum, New York

Gallerie dell’Accademia, Venezia

Metropolitan Museum, New York

Museo del Louvre, Parigi

Museo del Louvre, Parigi

Kunsthistorisches Museum, Vienna

Institute of Arts, Detroit

Tate Britain, Londra

Collezione privata

Leeds Museum & Galleries

Fondazione M.C. Escher, Baarn

Derby Museums and Art Gallery

Proprietà dall’artista

Millennium Park, Chicago