al MART fino al 31 agosto (testo e foto Giulia Ripandelli).

Può sembrare un gioco di parole ma non lo è: la bellissima mostra “Perduti nel paesaggio / Lost in landscape”, a cura di Gerardo Mosquera e attualmente al MART fino alla fine di agosto, è assolutamente da non perdere e vale la pena di perdercisi.
La prima immagine completa dell’universo, catturata nel 2010 con il telescopio satellitare Planck, e l’antico Disco Celeste di Nebra del 1.600 a.C., sua prima rappresentazione conosciuta, introducono il visitatore, come attraverso un telescopio rovesciato, in un viaggio microcosmico nel nostro pianeta, interpretato da oltre 60 artisti provenienti da tutto il mondo. All’interno del sapiente allestimento di Giovanni Maria Filindeu, le opere esposte, che spaziano dalla fotografia alla pittura, dai video alle installazioni, dagli interventi context specific ad un unico libro d’artista, ci rimandano ad un concetto di paesaggio che assume molteplici significati: paesaggio come spazio, ambiente, territorio, luogo in cui viviamo; paesaggio naturale e paesaggio modificato dall’uomo.
Come leggiamo nel comunicato stampa “non è certo un Eden quello raccontato nelle sale del MART, e neanche un nuovo genere artistico, bensì uno sguardo appassionato e sofferto sul mondo, che scopre necessariamente anche i suoi angoli più drammatici e contraddittori.” E ancora, dal testo in catalogo di Cristiana Collu: “l’esperienza del paesaggio esprime il nostro modo di vivere sulla terra e ci permette di pensare all’infinito contemplando il finito….”
Uno spazio, quindi, che ci accoglie, ci ospita, assiste alle nostre vicende e condiziona le nostre scelte, venendone a sua volta modificato e condizionato; una terra abitata, attraversata, contemplata e posseduta, conservata o alterata. Come scrive Gerardo Mosquera nel catalogo, “l’origine della parola paesaggio nelle lingue romanze deriva dal latino pagus, che si riferisce al cippo piantato per terra per demarcare il proprio territorio…”. Così paesaggio e territorio, entità al contempo interiori ed esteriori, si identificano di volta in volta con il corpo umano, con la città, con la natura incontaminata, con un campo di guerra; essi vengono ricreati in combinazioni surreali, stravolti in costruzioni immaginarie e fantastiche che inventano mondi onnicomprensivi, dove passato e presente, la natura e le opere dell’uomo, si stratificano in un caos da giorno del giudizio che prelude alla rovina, ma lascia presagire la possibilità di una nuova rinascita.

















Museo di arte moderna e contemporanea
di Trento e Rovereto
corso Bettini 43, 38068 Rovereto TN (Italy)
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